In occasione della conferenza CAA 2015, Archeo&Arte3D Lab, in partenariato con il MAIS (Missione Archeologica in Siria), ha avviato il progetto pilota Ebla 3D.
Grazie alla documentazione dello scavo si è potuta realizzare una restituzione grafica tridimensionale delle strutture. Il modello, archeologicamente attendibile, diventa poi un vero e proprio oggetto di studio interattivo che, tramite l’uso di simulazioni studiate, come variazioni di scenari ambientali, consente di avere una restituzione ipotetica della città e del territorio di Ebla, fedele agli studi più aggiornati.
Nello specifico, mi sono occupato personalmente di studiare le planimetrie al fine di ricostruire la struttura nota come “Corte delle Udienze”.
La particolare attenzione riservata negli studi alla Corte delle Udienze per la presenza del celebre archivio ed un miglior stato di conservazione delle strutture pervenuteci hanno consentito un più minuto lavoro di ricostruzione. Innanzitutto è stata acquisita la documentazione planimetrica esistente relativa al periodo in esame, opportunamente digitalizzata e scalata tramite AutoCAD: il processo richiede un inevitabile quanto auspicabile confronto con chi ha studiato le strutture, al fine di capire la funzionalità dei vari ambienti, i possibili percorsi interni di transito, il rapporto tra i singoli vani, le relazioni con il contesto archeologico conosciuto, area del Palazzo e dell’insediamento antistante in primis. Dopo un accurato studio in tal senso, si è proceduto con l’integrazione delle parti lacunose della Corte, compatibilmente con quanto già verificabile in situ o mediante confronto con situazioni similari. Mancando tutta la parte sud-occidentale del complesso, è stata avanzata l’ipotesi di una chiusura della corte in concomitanza dell’orientamento dei grossi muri sostruttivi conservatisi, mantenendo come asse centrale in senso N-S la piattaforma del trono: in tal modo dall’ingresso monumentale, ipotizzato a S, sarebbe stato possibile vedere immediatamente, al capo opposto, il sovrano assiso. Intorno alla Corte è stato ipotizzato un porticato, le cui tracce archeologiche consistono in una serie di buche dal diametro di 60 cm poste a intervalli più o meno regolari. Sempre tramite AutoCAD è stato possibile calcolare il valore medio di intercolumnio, così da poter procedere al completamento planimetrico ipotetico della Corte, anche laddove successivi interventi hanno distrutto la documentazione archeologica in fase.
Una volta terminata la fase bidimensionale, si è passati all’utilizzo di un programma di modellazione tridimensionale per restituire alzati e articolazione degli ambienti: per questa fase si è optato per 3D Studio Max. Essendo nota l’altezza dei muri perimetrali della corte, ricostruibile in 15 m di altezza, per il porticato, anche in base al diametro delle buche rinvenute, è stata ipotizzata un’altezza di 6 m, con copertura piatta. Grazie all’aggancio metrico offerto dalla pianta realizzata in CAD, sono stati modellati solidi dalla perfetta corrispondenza con il dato archeologico: è stata preferita la modellazione, anziché la semplice estrusione tramite spline, in quanto quest’ultima avrebbe in taluni casi presentato problemi con la successiva operazione di texturizzazione. Per il medesimo motivo si è cercato di evitare il più possibile, per aperture o incavi pavimentali, l’operazione di sottrazione booleana tra solidi.
Il dover ragionare sull’ipotesi ricostruttiva, il rimanere ancorati il più possibile al criterio di verosimiglianza e di fattibilità, ha costretto il gruppo di lavoro ad una proficua serie di discussioni e riflessioni mai affrontate in precedenza nella loro interezza: ciò si è rivelato particolarmente vero nel ricostruire parte del Quartiere Amministrativo ad oriente della Corte, dove si apre, a sinistra del corridoio di accesso dopo l’entrata dall’Archivio, un ambiente in cui è presente un incavo pavimentale di forma quadrangolare con due buche interne speculari a due esterne ad esso. Si è pertanto pensato ad un ambiente parzialmente aperto, su due piani, con piccolo porticato: nel momento della ricostruzione, però, ci si è dovuto confrontare con la reale fattibilità della suddetta ipotesi, a causa delle distanze da coprire, con una luce di circa 5 m. È stato pertanto necessario esaminare tutte le varie possibilità costruttive, compatibilmente con le facoltà e le tecnologie dell’epoca.
Terminata la fase di modellazione, il lavoro si è concluso procedendo allo smoothing della strutture, al fine di renderne più verosimile l’aspetto, quindi alla mappatura, alla texturizzazione, alla posizione delle luci per illuminare le varie inquadrature e al rendering finale, realizzato tramite l’opzione Distributed Bucket dopo aver opportunamente configurato una rete locale tra le diverse macchine impegnate nei calcoli di resa grafica.
Sito: http://archeo3d.uniroma1.it/?page_id=537
Articolo CAA: Ebla 3D project documenting and 3D reconstructing a vanishing site