Ho già parlato di qualcosa di simile riguardo l’anamorfosi, ma questa volta non si tratta di disegni ma di spazi reali la cui percezione può essere modificata attraverso l’applicazione delle regole della prospettiva (nonostante questa sia una tecnica di rappresentazione grafica).
Se non si applica nessuna alterazione ad un ambiente, la ricostruzione mentale che ne fa un individuo rispecchia le proporzioni che questo presenta.
Tale percezione, tuttavia, può essere modificata attraverso due “stratagemmi visivi” opposti.
Il primo, detto prospettiva accelerata, prevede che i lati dell’ambiente sianorealmente convergenti andando così ad amplificare la naturale convergenzavisiva data dalla prospettiva. Il risultato è un ambiente che appare molto più profondo di quanto non sia realmente.
Il secondo, denominato prospettiva rallentata (o antiprospettiva), prevede che i lati di un ambiente siano divergenti in modo da compensare la convergenza delle fughe prospettiche. L’effetto finale è quello di un ambiente meno profondo di quanto non sia nella realtà.
Queste correzioni ottiche, già in uso durante il Rinascimento e ampiamente utilizzate in età barocca, si possono ritrovare in alcuni celebri esempi. Uno tra i primi ad utilizzare la prospettiva accelerata fu Donato Bramante che nel 1482 progetta la chiesa di Santa Maria presso San Satiro a Milano.
Poiché l’edificio era a croce commissa (per via della presenza di una strada che non consentiva la costruzione di un coro oltre l’incrocio tra navata e transetto) la chiesa sarebbe apparsa mozza e priva di abside.
Il problema viene risolto da Bramante con un finto coro in stucco fortemente convergente profondo solo 90 cm, ma capace di creare l’immagine di un’abside monumentale, profonda e coperta da volta a botte con cassettoni.
La prospettiva rallentata, invece, era stata usata già, nel 1459, da Bernardo Rossellino per la piazza di Pienza. Sullo spazio trapezoidale prospetta la Cattedrale, Palazzo Piccolomini a destra, Palazzo Borgia a sinistra e il Palazzo Pubblico porticato di fronte alla chiesa.
L’antiprospettiva fa sì che la piazza appaia più larga e più corta se vista dal lato porticato e la chiesa più maestosa e incombente. Uscendo dalla chiesa la vista è in prospettiva accelerata e la piazza appare più profonda di quanto non sia realmente.
Un’altra piazza realizzata in antiprospettiva è quella del Campidoglio a Roma cheMichelangelo realizzò dal 1538. Sia la piazza che la scala afferente sono trapezoidali, espandendosi entrambe verso il Palazzo Senatorio sullo sfondo, in modo da creare una prospettiva rallentata che lo fa apparire più largo e più vicino.
La pianta a trapezio, inoltre, risolveva in un spazio regolare la presenza di un angolo preesistente di 80° tra il Palazzo Senatorio e il Palazzo dei Conservatori (a destra): invece di cercare di forzare il Campidoglio all’interno di un rettangolo, Michelangeloaccolse l’anomalia e ne fece un punto di forza del suo progetto.
Un altro capolavoro di diverso genere è il Teatro Olimpico a Vicenza, opera iniziata nel 1580 da Palladio e completata dall’allievo Vincenzo Scamozzi. Qui viene recuperata la tipologia dell’antico teatro romano attraverso la creazione di una cavea conclusa da un colonnato trabeato e una maestosa scaenae frons, la scena architettonica fissa che chiude l’area di recitazione.
Dietro le tre aperture della grande scena Palladio realizza 5 strade con prospettiva accelerata (pareti e pavimento fortemente convergenti) che simulano unagrandissima profondità urbana. Le direzioni radiali delle strade permettono agli spettatori, ovunque siano seduti, di poterne vedere almeno una.
Con Gian Lorenzo Bernini viene riproposta la piazza trapezoidale in prospettiva rallentata davanti alla Basilica di San Pietro a Roma (1629-1657) per far sì che tale spazio appaia molto accorciato e l’osservatore rimanga nella seconda piazza, quellaellittica.
Da questo spazio torna ad essere visibile la cupola di Michelangelo che l’allungamento della navata operato da Carlo Maderno aveva parzialmente nascosto per chi osservi la chiesa dal sagrato.
In una situazione completamente differente Bernini utilizzò la prospettiva accelerata. Si tratta della celebre Scala Regia (1663-66) in Vaticano. Poiché il vano disponibile era angusto e irregolare, Bernini divise in due la rampa dando una netta convergenza alla pareti e ai due filari di colonne che rendono la sezione più slanciata.
Anche le altezze sono progressivamente decrescenti ma dal punto di vista alla base della scala tutto ciò si percepisce come uno scalone profondo e monumentale.
Una prospettiva ancora più accelerata era già stata realizzata da Francesco Borromini per la galleria di Palazzo Spada, a Roma (1635). In uno spazio molto angusto (8,60 m di lunghezza) l’architetto è riuscito a dare la percezione di uncorridoio lungo circa 40 m.
L’arco frontale, alto 6 m e largo 3 si riduce nel fondo ad un’altezza di 2 m e una larghezza di 1 m. Quando l’osservatore raggiunge la statua posta al termine èsorpreso di trovarla tanto piccola (80 cm).
Naturalmente gli esempi di prospettive illusionistiche non finiscono qui ma credo che questi sette esempi bastino a dimostrare quanta scienza e sapienza si celino dietro questi capolavori dell’architettura.