L’istituto nazionale di statistica e il ministero di cultura e turismo presentano il rapporto annuale 2015 sulla situazione del Paese nelle opportunità di crescita dai sistemi culturali, creativi e turistici: tra competenze, sviluppo e patrimonio, un quadro “fortemente caratterizzato da elementi positivi”
“Patrimonio culturale: identità del Paese e inestimabile opportunità di crescita”: a pochi giorni dal rapporto di Federculture, arriva lo studio di Istat e MiBACT a evidenziare le opportunità di crescita che l’Italia può trovare nello sviluppo e nella valorizzazione delle nostre risorse culturali, creative e turistiche.
Una ricerca basata sulla ricchezza dei sistemi locali e sugli investimenti necessari come motori di cambiamento. Il ministro Dario Franceschini e il presidente dell’Istat Giorgio Alleva hanno presentato ieri i dati aggiornati del rapporto annuale 2015 su “patrimonio, paesaggio tradizione e creatività: il valore culturale del territorio”.
Lo studio si pone l’obiettivo di misurare la vocazione culturale e attrattiva dei territori, a partire dalla griglia dei sistemi locali individuati e in funzione di due dimensioni principali: da una parte il patrimonio culturale e paesaggistico, ovvero la presenza fisica sul territorio di luoghi, beni materiali, strutture, istituzioni e altre risorse di specifico valore e interesse storico, artistico, architettonico e ambientale; dall’altra il tessuto produttivo culturale, l’orientamento dei contesti locali verso la produzione di beni e servizi con alto contenuto culturale. A questo punto, indica lo studio, occorre considerare una terza dimensione: l’attrattività turistica.
Mediante un set di indicatori chiave opportunamente selezionati e sintetizzati per le prime due dimensioni considerate è possibile, secondo lo studio, misurare la vocazione culturale e attrattiva dei territori e classificare ciascun sistema locale rispetto a tale misura. Tra gli indicatori del patrimonio culturale e paesaggistico, vengono considerati: musei, siti archeologici e numero di visitatori; archivi e biblioteche e numero di utenti; borghi più belli d’Italia e comuni di identità e tradizione, ambientale, culturale e turistica; edifici storici; indice di conservazione del paesaggio (naturale e urbano);area sottoposta a protezione in % della superficie totale; quota di superficie non urbana; numero di eventi di rilevanza nazionale.
Tra gli indicatori del tessuto produttivo/culturale: unità locali delle imprese culturali e quota di addetti; unità locali di istituzioni non profit culturali e artistiche e numero di addetti; unità locali delle imprese di artigianato artistico e addetti; superficie dedicata a coltivazioni tipiche di qualità; aziende agricole con coltivazioni e/o allevamenti tipici di qualità;studenti degli Istituti di istruzione superiore musicale e artistica.
Per la terza dimensione, quella dell’attrattività turistica, Istat e Mibact indicano: unità locali delle imprese turistiche e quota di addetti; numero di posti letto negli esercizi alberghieri ed extra-alberghieri; presenze negli esercizi ricettivi;aziende agricole che svolgono attività connesse.
In base a questi parametri, viene quindi proposta una “geografia dei territori della cultura” che suddivide i sistemi locali secondo diverse etichette: la grande bellezza (70); potenzialità del patrimonio (138); imprenditorialità culturale (138); il volano del turismo (194); perifericità culturale (71).
“Il quadro generale che emerge è fortemente caratterizzato da elementi positivi” si legge nelle conclusioni del rapporto, che sottolinea come in particolare il patrimonio culturale in senso lato costituisca un’opportunità di sviluppo diffusa su gran parte del territorio nazionale; generi in molti territori un impatto diretto e indiretto rilevante, e su una pluralità di settori economici e produttivi; appaia solo parzialmente sfruttato; rappresenti un fattore strategico su cui puntare per ridurre divari e disuguaglianze nel Paese.
Per “un cambio di prospettiva” servono quindi politiche specifiche, mirate sui territori, centrate su un processo integrato di valorizzazione, che interpreti le risorse culturali come fattore qualificante della catena del valore del sistema produttivo locale e come elemento strategico nei processi di sviluppo delle persone e della collettività.
I possibili interventi per uno sviluppo integrato riguardano in tal senso il potenziamento dell’attrattività dei territori, promuovendo la forma del distretto culturale; lo sviluppo e lo sfruttamento delle competenze, investendo nellaformazione di profili professionali con specifiche competenze nella progettazione coordinata di interventi d’area, nella capacità imprenditoriale e gestionale nel settore culturale, nella valutazione economica e l’impatto degli investimenti culturali; nell’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche e multimediali, delle banche dati relative al sistema culturale/territoriale.
Il “Rapporto Annuale 2015 – La situazione del Paese” è consultabile interamente all’indirizzohttp://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1436885781634_patrimonioculturale.pdf